sabato 19 ottobre 2019

ITALIANO 1^ - Epica. Il mito: Publio Ovidio Nasone e le "Metamorfosi"


PUBLIO OVIDIO NASONE

Publio Ovidio Nasone nacque a Sulmona nel 43 a.C. da famiglia di rango equestre e, giovanissimo, si recò a Roma ove frequentò le migliori scuole di eloquenza e di retorica. Abbandonò tuttavia presto gli studi per dedicarsi alla poesia, sorretto da uno straordinaria facilità a comporre versi (cfr. Tristia IV 10,26). Fece parte del Circolo di Messalla e divenne il poeta alla moda, cantore di una società che, dopo essere uscita dall’incubo dalle guerre civili, assaporava i frutti della pace abbandonandosi al lusso e al consumismo, in palese contraddizione con i programmi di restaurazione morale che costituivano uno dei punti fondamentali del programma di Augusto. Ovidio diede a questa società il prodotto letterario che ne rispecchiava fedelmente i modelli di comportamento e per questo riscosse un successo immediato e strepitoso. Nell’8 d.C., con procedura eccezionale, Ovidio venne relegato da Augusto a Tomi (oggi Costanza), sul Mar Nero, nella Scizia, e nonostante le suppliche sue, della moglie e degli amici, vi rimase fino alla morte avvenuta nel 17 o nel 18 a.C. Sulle vere ragioni dell’esilio, è calata, sin dall’antichità, una fitta e impenetrabile cortina di silenzio e la vicenda di Ovidio costituisce ancora oggi un enigma per la cui soluzione si possono formulare soltanto ipotesi: la più probabile è che Ovidio sia stato più o meno involontariamente complice o per lo meno testimone di qualche grosso scandalo che coinvolse la stessa famiglia imperiale. La produzione di Ovidio è vastissima e comprende varie opere di carattere amoroso come gli Amores , le Heroides, l’Ars Amatoria, i Remedia Amores, di argomento mitologico come le Metamorfosi e i Fasti, di carattere personale come i Tristia e le Epistulae ex Ponto scritte dall’esilio per impietosire Augusto e cercare invano di ottenere la revoca del grave provvedimento.


Le METAMORFOSI
Le metamorfosi, capolavoro di Ovidio e una delle opere più significative della letteratura latina, nascono da un'ambizione più ampia. L'autore intende tracciare attraverso la sequenza di circa 250 trasformazioni ­ da uomo a pianta o ad animale o a statua o ad altra diversa forma inanimata ­ una sorta di storia del cosmo, dal caos originario fino all'apoteosi di Cesare e alla glorificazione di Augusto. L'ampiezza dell'opera, l'uso dell'esametro, la struttura stessa di carmen perpetuum (poesia ininterrotta) svelano l'intenzione di Ovidio di riprodurre la grandezza dell'epos nel campo della mitologia e non in quello della solennità eroica. Oltre all'Esiodo della Teogonia, le fonti sono prevalentemente alessandrine, soprattutto Callimaco; tra i latini, Virgilio.