martedì 22 dicembre 2020

ITALIANO 2^ - Grammatica / Storia della Lingua Italiana: XVI e XVII secolo

 

XVI e XVII SECOLO

Grazie all’azione di letterati come Pietro Bembo con le sue Prose della volgar lingua, e al costituirsi di accademie letterarie e non, un po’ovunque in Italia, si arriva in questi secoli ad avere definitivamente coscienza della differenza che esiste tra lingua nazionale e dialetti o lingue locali. Ciò era già evidente dal secolo XVI, ad esempio nell’opera di Angelo Beolco detto il Ruzante,  il quale compone le sue opere sia in volgare italiano che in “lingua rustica”, cioè in pavano, lingua parlata nel teritorio padovano; non solo, in una sua opera, la Vaccaria, anticiperà inconsapevolmente l’azione dell’Accademia della Crusca, utilizzando e quindi analizzando varie lingue locali. Si codifica così l’italiano poetico il cui carattere fondamentale è di essere lingua separata da quella di uso quotidiano.

Quanto al rapporto con le altre lingue, nel ‘500 forte è l’influenza spagnola. Anche nomi di animali e piante esotiche provenienti dal Nuovo Mondo arrivano attraverso la mediazione dello spagnolo e del portoghese: ad esempio mais, patata, ananas, etc. Ma d’altra parte, in quest’epoca molti italianismi penetrano nella lingue straniere, soprattutto nel campo della lettere e delle arti; del resto l’italiano è abbastanza conosciuto in Europa.

E’ sempre in questi secoli che va formandosi un altro carattere fondamentale della lingua che cominciò ad essere usata anche nei trattati scientifici, fino ad allora scritti in latino.

Protagonista di questa “rivoluzione” è Galileo Galilei: se il Sidereus Nuncius del 1610 è ancora in latino, la sua opera fondamentale, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, del 1632, è in italiano.

Non è la prima volta che il volgare è usato in opere scientifiche, ma in Galileo, che desiderava far conoscere le sue teorie e i risultati delle sue ricerche a tutti e non solo agli “addetti ai lavori”, è significativo di una precisa polemica del mondo della scienza che non vuole più sottostare ai dogmatismi della religione. La lingua di Galileo è anche esemplare per chiarezza e specificità: è evidente, infatti, un lavoro non semplice di adattamento di una lingua, a volte quotidiana, a volte letteraria,  alle precise e non equivocabili reali esigenze delle scienze esatte e sperimentali.


sabato 19 dicembre 2020

APPROFONDIMENTI LETTERARI 2^ - La "Commedia" di Dante Alighieri: Canto Quinto, Cantica Prima

 

Dante Alighieri – COMMEDIA , Cantica Prima (Inferno) , Canto Quinto

 

Così discesi del cerchio primaio 
giù nel secondo, che men loco cinghia, 
e tanto più dolor, che punge a guaio. 
      Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia: 
essamina le colpe ne l’intrata; 
giudica e manda secondo ch’avvinghia. 
      Dico che quando l’anima mal nata 
li vien dinanzi, tutta si confessa; 
e quel conoscitor de le peccata 
      vede qual loco d’inferno è da essa; 
cignesi con la coda tante volte 
quantunque gradi vuol che giù sia messa. 
      Sempre dinanzi a lui ne stanno molte; 
vanno a vicenda ciascuna al giudizio; 
dicono e odono, e poi son giù volte. 
      «O tu che vieni al doloroso ospizio», 
disse Minòs a me quando mi vide, 
lasciando l’atto di cotanto offizio, 
      «guarda com’entri e di cui tu ti fide; 
non t’inganni l’ampiezza de l’intrare!». 
E ’l duca mio a lui: «Perché pur gride? 
      Non impedir lo suo fatale andare: 
vuolsi così colà dove si puote 
ciò che si vuole, e più non dimandare». 
      Or incomincian le dolenti note 
a farmisi sentire; or son venuto 
là dove molto pianto mi percuote. 
      Io venni in loco d’ogne luce muto, 
che mugghia come fa mar per tempesta, 
se da contrari venti è combattuto. 
      La bufera infernal, che mai non resta, 
mena li spirti con la sua rapina; 
voltando e percotendo li molesta. 
      Quando giungon davanti a la ruina, 
quivi le strida, il compianto, il lamento; 
bestemmian quivi la virtù divina. 
      Intesi ch’a così fatto tormento 
enno dannati i peccator carnali, 
che la ragion sommettono al talento. 
      E come li stornei ne portan l’ali 
nel freddo tempo, a schiera larga e piena, 
così quel fiato li spiriti mali 
      di qua, di là, di giù, di sù li mena; 
nulla speranza li conforta mai, 
non che di posa, ma di minor pena. 
      E come i gru van cantando lor lai, 
faccendo in aere di sé lunga riga, 
così vid’io venir, traendo guai, 
      ombre portate da la detta briga; 
per ch’i’ dissi: «Maestro, chi son quelle 
genti che l’aura nera sì gastiga?». 
      «La prima di color di cui novelle 
tu vuo’ saper», mi disse quelli allotta, 
«fu imperadrice di molte favelle. 
      A vizio di lussuria fu sì rotta, 
che libito fé licito in sua legge, 
per torre il biasmo in che era condotta. 
      Ell’è Semiramìs, di cui si legge 
che succedette a Nino e fu sua sposa: 
tenne la terra che ’l Soldan corregge. 
      L’altra è colei che s’ancise amorosa, 
e ruppe fede al cener di Sicheo; 
poi è Cleopatràs lussuriosa. 
      Elena vedi, per cui tanto reo 
tempo si volse, e vedi ’l grande Achille, 
che con amore al fine combatteo. 
      Vedi Parìs, Tristano»; e più di mille 
ombre mostrommi e nominommi a dito, 
ch’amor di nostra vita dipartille. 
      Poscia ch’io ebbi il mio dottore udito 
nomar le donne antiche e ’ cavalieri, 
pietà mi giunse, e fui quasi smarrito. 
      I’ cominciai: «Poeta, volontieri 
parlerei a quei due che ’nsieme vanno, 
e paion sì al vento esser leggeri». 
      Ed elli a me: «Vedrai quando saranno 
più presso a noi; e tu allor li priega 
per quello amor che i mena, ed ei verranno». 
      Sì tosto come il vento a noi li piega, 
mossi la voce: «O anime affannate, 
venite a noi parlar, s’altri nol niega!». 
      Quali colombe dal disio chiamate 
con l’ali alzate e ferme al dolce nido 
vegnon per l’aere dal voler portate; 
      cotali uscir de la schiera ov’è Dido, 
a noi venendo per l’aere maligno, 
sì forte fu l’affettuoso grido. 
      «O animal grazioso e benigno 
che visitando vai per l’aere perso 
noi che tignemmo il mondo di sanguigno, 
      se fosse amico il re de l’universo, 
noi pregheremmo lui de la tua pace, 
poi c’hai pietà del nostro mal perverso. 
      Di quel che udire e che parlar vi piace, 
noi udiremo e parleremo a voi, 
mentre che ’l vento, come fa, ci tace. 
      Siede la terra dove nata fui 
su la marina dove ’l Po discende 
per aver pace co’ seguaci sui. 
      Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende 
prese costui de la bella persona 
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende. 
      Amor, ch’a nullo amato amar perdona, 
mi prese del costui piacer sì forte, 
che, come vedi, ancor non m’abbandona. 
      Amor condusse noi ad una morte: 
Caina attende chi a vita ci spense». 
Queste parole da lor ci fuor porte. 
      Quand’io intesi quell’anime offense, 
china’ il viso e tanto il tenni basso, 
fin che ’l poeta mi disse: «Che pense?». 
      Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso, 
quanti dolci pensier, quanto disio 
menò costoro al doloroso passo!». 
      Poi mi rivolsi a loro e parla’ io, 
e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri 
a lagrimar mi fanno tristo e pio. 
      Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri, 
a che e come concedette Amore 
che conosceste i dubbiosi disiri?». 
      E quella a me: «Nessun maggior dolore 
che ricordarsi del tempo felice 
ne la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore. 
      Ma s’a conoscer la prima radice 
del nostro amor tu hai cotanto affetto, 
dirò come colui che piange e dice. 
      Noi leggiavamo un giorno per diletto 
di Lancialotto come amor lo strinse; 
soli eravamo e sanza alcun sospetto. 
       Per più fiate li occhi ci sospinse 
quella lettura, e scolorocci il viso; 
ma solo un punto fu quel che ci vinse. 
       Quando leggemmo il disiato riso 
esser basciato da cotanto amante, 
questi, che mai da me non fia diviso, 
      la bocca mi basciò tutto tremante. 
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse: 
quel giorno più non vi leggemmo avante». 
      Mentre che l’uno spirto questo disse, 
l’altro piangea; sì che di pietade 
io venni men così com’io morisse. 
      E caddi come corpo morto cade. 









mercoledì 9 dicembre 2020

ITALIANO 2^ - Antologia. Tipologie di testo. il testo descrittivo e il testo regolativo

 


IL TESTO REGOLATIVO

 

Un testo regolativo è un testo che ha lo scopo di regolare il comportamento futuro proprio o altrui, dunque lo scopo di questo tipo di testo è:

fornire indicazioni

dare istruzioni

dare regole da seguire

I testi regolativi possono essere orali o scritti, alcuni esempi sono:

le istruzioni dei medicinali

le leggi

i manuali di istruzioni

le indicazioni per trovare la strada

le ricette di cucina

istruzioni per un esercizio in palestra

 

 

CARATTERISTICHE DEL TESTO REGOLATIVO

 

I due modi verbali spesso utilizzati in questo tipo di testo sono l’imperativo e il congiuntivo esortativo.

A volte i comandi/consigli sono espressi all’infinito (es. Procedere con prudenza!).

Un testo regolativo è efficace quando permette al proprio destinatario di comprendere con chiarezza ciò che gli viene richiesto.

 

Cosa fornisce?

 

Come si presenta?

 

Come è scritto?

⇒istruzioni

⇒informazioni

⇒regole

⇒breve

⇒schematico

⇒con elenchi puntati

⇒il testo è chiaro e preciso

⇒i verbi sono all’imperativo, al congiuntivo esortativo o all’infinito

 

 

Esempi:

 

istruzioni dei medicinali:

"prendete il farmaco a stomaco pieno; non superare le dosi indicate".

 

manuali di istruzioni:

"collegare il cavo all’apparecchio".

 

indicazioni stradali:

"prendi la prima strada a sinistra e poi gira a destra".

 

ricette di cucina:

"mescolate gli ingredienti e aggiungete un po’ di sale".

 

istruzioni per un esercizio in palestra:

"distesa sulla schiena, solleva il ginocchio destro e poi il sinistro".

 

leggi:

Art. 30 "È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli…"


martedì 1 dicembre 2020

COMPITI PER LE VACANZE DI NATALE

 

COMPITI PER LE VACANZE DI NATALE

 

Italiano

Testo scritto:

Questa notte ho sognato un gatto che mi parlava e mi raccontava…

 

Geografia

Un viaggio in… (organizza un viaggio in uno dei seguenti paesi europei per il prof. Polato, descrivendo il paese dal punto di vista fisico, ambientale e umano; indicane le principali attrattive turistiche: storico-culturali-artistiche, costumi locali, tradizioni, cucina, etc…; RICORDA CHE NON HO MOLTISSIMO TEMPO E CHE NON VOGLIO SPENDERE ECCESSIVAMENTE!!!)

 

ALUNNO

PAESE

ADJOGAH

PORTOGALLO

BOETTO L

BELGIO

BOETTO M

IRLANDA

BOLZONELLA

ISLANDA

COLOGNESE

DANIMARCA

CONFORTO

SVIZZERA

GOLDIN

GRECIA

JAOUHARI

CIPRO

LIVIERO

NORVEGIA

MARCANTE

LITUANIA

MESSINA

FINLANDIA

MIOTTO

ROMANIA

MUSTAY

ALBANIA

MYRTAY

SLOVACCHIA

OBROSCHI

REPUBBLICA CECA

PELLEGRINI

UNGHERIA

POLATO

MACEDONIA

RETTONDINI

ESTONIA

YMERAI

LETTONIA