IL TABACCO FA MALE di Anton Pavlocic Cechov
PERSONAGGI
IVAN IVANOVIÈ NJUCHIN, marito della propria moglie, direttrice di una scuola di musica e di un collegio femminile
La scena rappresenta il palcoscenico di uno dei tanti circoli di provincia.
NJUCHIN
(con lunghi favoriti, senza baffi, in un vecchio frac liso, si muove maestosamente,
fa inchini e si aggiusta il gilet)
Gentili signore e, in un certo qual modo, gentili signori. (Si pettina i favoriti).È stato proposto a mia moglie che io tenessi qui una conferenza popolare a scopo benefico. Che fare? Una conferenza, e conferenza sia, la cosa mi è del tutto indifferente. Io non sono certo professore, sono estraneo alle gerarchie accademiche, ma, ciononostante, già da trent'anni, senza interruzione, dirò addirittura a danno della mia propria salute e tutto il resto, mi dedico comunque a problemi di carattere scientifico, ragiono e scrivo persino, pensate un po', articoli scientifici, vale a dire non esattamente scientifici, ma, se mi scuseranno l'espressione, proprio come se fossero tali. A proposito, in questi giorni ho redatto un articolo di enormi proporzioni dal titolo: Del danno provocato da alcuni insetti. Alle mie figlie è molto piaciuto, in particolare dove dico delle cimici, io l'ho letto e subito stracciato. Comunque è del tutto indifferente, scrivi ciò che vuoi, ma senza l'insetticida il problema non si risolve. Noi le cimici le abbiamo persino nel pianoforte... Come argomento della mia conferenza odierna ho scelto, per così dire, il danno che reca all'umanità l'uso del tabacco. Sono fumatore anch'io, ma mia moglie mi ha ordinato di parlare oggi della nefasta influenza del tabacco, e quindi la cosa non si discute. Del tabacco, e tabacco sia, per me è del tutto indifferente; a loro, gentili signori, propongo di rapportarsi alla mia presente conferenza con la dovuta serietà, altrimenti non se ne caverà nulla. Chi fosse spaventato da un'arida conferenza scientifica, chi non l'apprezzasse, può non ascoltarla e uscire. (Si aggiusta il gilet).Chiedo particolare attenzione ai signori medici qui presenti, che potranno trarre dalla mia conferenza molte indicazioni utili, visto che il tabacco, oltre alle sue nefaste influenze, viene usato anche in medicina. Per esempio, se si chiudesse una mosca in una tabacchiera, probabilmente creperebbe di esaurimento nervoso. Il tabacco è, essenzialmente, una pianta... Quando tengo una conferenza, di solito ammicco con l'occhio destro, ma loro non facciano caso; è l'emozione. Sono una persona molto nervosa, parlando in generale, ma ad ammiccare ho cominciato nel 1889, il 13 settembre, lo stesso giorno in cui a mia moglie nacque, in un certo senso, la nostra quarta figlia Varvara. Tutte le mie figlie sono nate il 13 del mese. Comunque (dopo aver guardato l'orologio), considerando il poco tempo a disposizione, non esuleremo dal tema della conferenza. Devo far loro notare che mia moglie dirige una scuola di musica e un pensionato privato, voglio dire non un pensionato, ma qualcosa di simile. Parlando fra noi, mia moglie ama piangere miseria, ma ha qualcosa da parte, quaranta o cinquantamila, io invece non ho un copeco, non un centesimo, ma che vale parlarne! Nel pensionato io costituisco il responsabile dell'economia domestica. Penso alle provviste, controllo la servitù, annoto le spese, preparo i quaderni, stermino le pulci, porto a spasso il cane di mia moglie, do la caccia ai topi... Ieri sera era di mia competenza consegnare la farina e il burro alla cuoca, dal momento che erano in programma le frittelle. Ebbene, in poche parole, oggi, quando le frittelle erano già pronte, mia moglie è venuta in cucina a dire che tre educande non le avrebbero mangiate perché gli si erano gonfiate le ghiandole. E così è risultato che si erano preparate delle frittelle in eccesso. Che cosa ordinate di farne? Mia moglie in principio ha ordinato che fossero portate in cantina, poi, pensa e ripensa, dice: "Mangiale tu quelle frittelle, spaventapasseri". Quando è di cattivo umore mi chiama così: spaventapasseri, o aspide, o satana. Ma che satana sarò mai io? Lei è sempre di cattivo umore. E io non le ho mangiate, bensì inghiottite, senza masticarle, dal momento che ho sempre fame. Ieri, per esempio, non mi ha fatto pranzare. "Dar da mangiare a te, spaventapasseri - dice - non è il caso... ". Ma, però (guarda l'orologio), abbiamo parlato un po' a vanvera, e ci siamo allontanati dal nostro tema. Continuiamo. Per quanto loro ora ascolterebbero volentieri una romanza, o una qualsiasi sinfonia, o un'aria... (Accenna una melodia)."Non batteremo ciglio, nell'ardore dello scontro... ". Non ricordo da dove è tratto... A proposito, ho dimenticato di dir loro che nella scuola di musica di mia moglie, oltre l'economia domestica, è di mia competenza l'insegnamento della matematica, della fisica, della chimica, della geografia, della storia, del solfeggio, della letteratura eccetera. Per la danza, il canto e il disegno mia moglie percepisce un pagamento a parte, sebbene danza e canto li insegni io. La nostra scuola di musica si trova nel vicolo dei Cinque cani, al numero 13. Forse è per questo che la mia vita è così piena di disgrazie, per il fatto che abitiamo al numero 13. Anche le mie figlie sono nate il giorno 13, e in casa nostra ci sono 13 finestre... Beh, che farci! Per prendere accordi, mia moglie la si trova in casa in qualunque momento, mentre il programma della scuola, se vi interessa, è in vendita dal portiere a trenta copechi la copia. (Estrae di tasca alcuni opuscoli).Se qualcuno è interessato posso provvedere io. Trenta copechi la copia! Chi ne vuole? (Pausa).Nessuno ne vuole? Su, venti copechi! (Pausa).Peccato. Già, la casa numero 13! Non mi riesce niente, sono invecchiato, rincitrullito... Adesso sto facendo la conferenza, ho l'aspetto allegro, ma dentro avrei voglia di gridare a tutta voce o di volar via chissà dove al di là dei tre mari. E non mi posso sfogare con nessuno, ho persino voglia di piangere... Loro diranno: le figlie... Quali figlie? Io parlo con loro, e quelle non fanno che ridere... Mia moglie ha sette figlie... No, chiedo scusa, devono essere sei... (Vivacemente).Sette! La maggiore, Anna, ha ventisette anni, la minore diciassette. Gentili signori! (Si guarda intorno).Sono infelice, mi sono abbandonato alle sciocchezze, alla miseria, ma in fondo loro vedono in me il più felice dei padri. In fondo così deve essere, e io non mi azzarderò a dire altrimenti. Se loro soltanto sapessero! Ho passato con mia moglie trentatré anni e, posso dire, sono stati i migliori anni della mia vita, non proprio i migliori, così in generale. Sono trascorsi, per farla breve, in un felice istante, per quanto mi riguarda, che il diavolo se li porti. (Si guarda attorno).Comunque, lei, a quanto pare, non è ancora arrivata, non è qui, e si può dire qualunque cosa si voglia... Io sono terrorizzato... terrorizzato quando lei mi guarda. Sì, dicevo: le mie figlie aspettano tanto a trovar marito probabilmente perché sono timide, e anche perché non vedono mai uomini. Mia moglie non vuole dare feste, ai pranzi non invita mai nessuno, è una dama molto avara, irosa, litigiosa, per questo da noi non viene mai nessuno, ma... posso confidar loro in segreto... (Si avvicina alla scaletta).Le figlie di mia moglie le si può vedere nelle occasioni di festa grande, dalla loro zia Natalja Semenovna, quella stessa che soffre di reumatismi e che va in giro con quell'abito giallo a macchiette nere, come se fosse invasa dagli scarafaggi. Là servono anche gli antipasti. E quando mia moglie non c'è ci si concede anche questo... (Porta il pollice alla bocca, nel gesto di bere).Devo far loro notare che io mi ubriaco con un solo bicchierino, e ciò mi mette l'animo in pace ma mi procura anche una gran tristezza che non riesco ad esprimere a parole; mi tornano in mente, chissà perché, gli anni giovanili, e vien voglia di correre, ah se loro sapessero che voglia! (Divertito).Correre, lasciar perdere tutto e correre senza voltarsi indietro... dove? Non importa dove... purché si corra via da questa vita schifosa, volgare e meschina, che mi trasforma in un vecchio, penoso stupidone; correre via da questa sciocca, misera, cattiva, cattiva, cattiva spilorcia, da mia moglie, che per trentatré anni mi ha tormentato, correre via dalla musica, dalla cucina, dai soldi di mia moglie, da tutte quelle cose sciocche e volgari... e fermarsi da qualche parte lontano lontano, in un campo e starsene immobile come un albero, come un palo, come uno spaventapasseri, sotto il cielo aperto e tutta notte guardare la luna che se ne sta quieta e splendente sopra di te, e dimenticare, dimenticare... Oh, come vorrei non ricordare nulla!... Come vorrei strapparmi di dosso questo vecchio frac abietto in cui trent'anni fa mi sono sposato... (si strappa di dosso il frac) in cui regolarmente tengo conferenze a scopo benefico... Toh! (Calpesta il frac).Toh! Sono vecchio, io, povero, penoso, come questo gilet con la sua schiena lisa e spelacchiata... (Mostra la schiena).Non ho bisogno di niente! Sono superiore e più puro di tutto questo, sono stato, tempo fa, giovane intelligente, ho studiato all'università, sognavo, mi consideravo un uomo... Adesso non ho bisogno di niente! Niente, tranne la quiete... tranne la quiete! (Dopo aver guardato da un lato, indossa rapidamente il frac).Ecco dietro le quinte c'è mia moglie... E arrivata e mi aspetta là... (Guarda l'orologio).Il tempo è già passato... Se domanderà loro qualcosa, io prego di dirle che la conferenza ha avuto luogo... che lo spaventapasseri, cioè io, si è comportato dignitosamente. (Guarda di lato, tossisce).Sta guardando verso di me... (Alzando la voce).Basandosi sul concetto che il tabacco contiene in sé un terribile veleno, del quale ho appena parlato, non è opportuno fumare in nessuna circostanza, e mi permetto, in un certo senso, di sperare che questa mia conferenza sul danno del tabacco si manifesterà di qualche utilità. Ho finito. Dixi et animam levavi!
Si
inchina ed esce solennemente.
Achille Campanile ACQUA MINERALE
La
scena rappresenta la sala di un ristorante. Alle pareti, pannelli con appliques
di bronzo dorato. Sui tavoli, candele accese. La sala è quasi deserta, perché è
tardi, e anche perché la maggior parte dei clienti, data la calda stagione,
preferisce mangiare ai tavoli fuori, all'aperto.
Solo
un tavolo è occupato da LUI e LEI, i quali preferiscono mangiare all'interno,
per non esser visti, trattandosi di una coppia irregolare. LEI, giovane, tipo
di donna fatale, è sfolgorante in una toletta da sera, tutta d'oro. LUI, non
più giovanissimo, è in smoking. Davanti alla tavola, il CAMERIERE, un uomo
anziano e mansueto, sta terminando di prendere le ordinazioni relative alle
bevande (quelle relative ai cibi sono state già prese dal capo-cameriere. ) Ha
già preso nota ai cibi.
Un'orchestrina
sta suonando una musica appassionata, che passa come un vento leggero fra le tavole
scintillanti.
A un
tratto s'interrompe. Rullo di tamburo, come al Circo Equestre, quando sta per
cominciare un esercizio difficile. Indi tace anche il rullo.
L'orchestrina
resterà in silenzio durante tutta la scena, per riprendere, con uno scoppio,
dopo l'ultima battuta.
Nel silenzio, il CAMERIERE attacca la prima battuta, relativa alle ordinazioni dell’acqua.
CAMERIERE (col taccuino e il lapis pronti, per prendere nota) Acqua minerale?
LUI Naturale
CAMERIERE (prendendo nota) Acqua naturale.
LUI Ho detto minerale
CAMERIERE Veramente, mi scusi, ma lei ha detto naturale.
LUI Intendevo: naturale, acqua minerale. Non le sembra naturale che io beva acqua minerale?
CAMERIERE Certamente, certamente. Scusi. Credevo che il naturale si riferisse all’acqua.
LUI No, si riferiva al minerale. Vuole che un tipo come me beva acqua naturale? Io bevo acqua minerale.
CAMERIERE (annotando) Naturale.
LUI E dagli! Minerale!
CAMERIERE Ho capito. Ho scritto minerale.
LUI Lei ha scritto naturale, ho sentito coi miei orecchi.
CAMERIERE Ho detto naturale, ma ho scritto minerale.
LUI E perché ha detto naturale, se scriveva minerale?
CAMERIERE Perché riconoscevo che è più che naturale che una persona come lei beva non acqua naturale, ma acqua minerale.
LEI (a LUI) Ti prego, mi fate girare la testa.
LUI No, scusa, cara, permetti, voglio andare in fondo in questa faccenda, perchè nessuno deve prendermi in giro. (Al cameriere, ironico) E, se avessi voluto acqua naturale, e lei avesse scritto naturale, avrebbe detto minerale.
CAMERIERE Che c’entra? Naturale, nel suo caso, significava minerale; mentre minerale non significherebbe in nessun caso naturale.
LUI Perché? L'acqua minerale secondo lei, non è naturale?
CAMERIERE C'è acqua minerale naturale è acqua minerale artificiale, che però non è il nostro caso. Da noi è tutta naturale.
LUI L’acqua minerale?
CAMERIERE L'acqua minerale, naturale, è naturale.
LUI E l'acqua naturale?
CAMERIERE L'acqua naturale è sempre soltanto naturale. Non esiste acqua naturale artificiale, che io sappia.
LUI Mah. Chi lo sa? Oggigiorno non c’è da fidarsi nemmeno dell’ acqua naturale. (Ironico) cosicché, eh?, siccome io ho chiesto acqua minerale, lei ha scritto minerale.
CAMERIERE Naturale.
LUI Ah, vedo, dunque? Ammette anche lei d'aver scritto naturale!..
CAMERIERE
MA NO! Dico: è
naturale che io abbia scritto minerale, dal momento che lei la vuole minerale.
Se avesse voluto acqua naturale, non sarebbe stato naturale
scrivere minerale.
LEI (con ammirazione) Io, poi, vorrei sapere come si fa a dire naturale, mentre scrive minerale.
CAMERIERE (modesto) Abitudine signora. In un locale come il nostro, si ha una tale abitudine a sentirci ordinare acqua minerale, che la mano scrive automaticamente la parola...
LUI Naturale.
CAMERIERE No, la parola minerale.
LUI Ho capito, ho capito. Ho detto: naturale che scrive minerale, anche se dice naturale.. Ma mi dica, se io voglio acqua naturale; lei scrive naturale?
CAMERIERE Naturale.
LUI E se io voglio acqua minerale, scrive minerale
CAMERIERE Naturale.
LUI Ma insomma, lei scrive sempre naturale?
CAMERIERE Ma no!. . Naturale che io scrivo minerale.
LUI Allora lei scrive sempre minerale, sia che dica minerale, sia che dica naturale. E dice sempre naturale, sia che scriva naturale, sia che scriva minerale.
CAMERIERE
(Balbettando) Secondo i casi. Ci penserò. Glielo saprò dire. (A LEI) Anche
LEI (con bonomia) Naturale.
CAMERIERE (annotando) Minerale.
LEI Ho detto naturale.
CAMERIERE Credevo che intendesse, come il signore: “naturale, acqua minerale”. Invece intende: "naturale, acqua naturale".
LEI Per niente affatto. Quel vostro primo naturale è di troppo, perché in questo caso avrei detto: "naturale, naturale".
CAMERIERE Come?
LEI E già. Perché lei non aveva detto naturale ma minerale, e quindi il mio "naturale" non confermava, ma rettificava; mentre, nel caso del signore, non rettificava, ma confermava. Insomma, nel caso del signore "naturale" era una forma affermativa, mentre nel caso mio indicava una qualità dell’acqua differente da quella da lei indicata.
CAMERIERE (gemendo) Ma io come potevo sapere che il suo “naturale” non era come quello del signore?
LEI Attenendosi alla lettera. "Naturale" significa "Naturale”, e basta.
CAMERIERE Appunto. Può significare tanto acqua naturale quanto minerale
LEI Niente affatto. Il mio “naturale" significava soltanto acqua naturale e non: "naturale, acqua minerale” E non insistete se no reclamo col proprietario e vi faccio licenziare.
CAMERIERE (Angosciato) Signora!! Ho famiglia. Un figlio.
LUI (commosso suo malgrado) Legittimo?
CAMERIERE Naturale...
LUI E non può legittimarlo?
CAMERIERE Perché dovrei legittimarlo, se é già legittimo.
LUI Ha detto che è naturale.
CAMERIERE No. Intendevo: naturale, è legittimo.
LUI Ah, credevo che avesse detto che è naturale.
CAMERIERE Invece è legittimo. Non le sembra naturale che io abbia un figlio legittimo?
LUI Certo, certo è naturale.
CAMERIERE Le dico che è legittimo.
LUI
Ho
capito, del resto, non vorrà dirmi che un figlio legittimo sia innaturale.
Anch’esso è naturale? Un normale prodotto della natura. Una creatura come le
altre. Insomma, non è contro natura
CAMERIERE (un po’ brusco) Non lo metto in dubbio. Ma mio figlio è legittimo e non mi piace che si dica che è naturale.
LUI E' naturale.
CAMERIERE Ma lei vuole provocarmi. Le dico che è legittimo.
LUI Ho capito.
CAMERIERE E allora, perché, dice che è naturale?
LUI Dico che é naturale che non lo si dica naturale, se è legittimo. Lo capisco, sa. Anch'io ho un figlio.
CAMERIERE Legittimo?
LUI Naturale.
CAMERIERE E allora, anche lei pretenderà giustamente che lo si dica legittimo e non naturale.
LUI Ma se le dico che è naturale.
CAMERIERE Ah, credevo che intendesse, come me: naturale, è legittimo.
LUI No purtroppo. Intendevo: è naturale, non è legittimo. Ma il mio più gran desiderio è di legittimarlo.
CAMERIERE E' legittimo.
LUI No, è naturale.
CAMERIERE Ho capito. Dico: è legittimo il suo desiderio di legittimarlo. E' legittimo e naturale.
LUI (con tristezza) Se è naturale non è legittimo; e se è legittimo non è naturale.
CAMERIERE
Ma io intendevo il
desiderio, che può essere contemporaneamente legittimo e naturale. Non solo ma è naturale che sia
legittimo, ed è legittimo che sia
naturale.
LUI
(con amarezza) Ma mio figlio è soltanto
naturale. Per la crudeltà d'una legge antiquata e per la malvagità d'una donna,
che mi ha rovinata l'esistenza e
impedisce la legittimazione per pura cattiveria, avendo la legge dalla sua e servendosene come d'uno strumento di male. E sapeste quante ce ne sono, che si servono della legge per ricattare e commettere azioni infami!! Poveri innocenti ragazzi! Povero figlio mio!
CAMERIERE (comprensivo e un po' esitante, ma premuroso) E ... Beve acqua minerale?
LUI Chi ?
CAMERIERE Suo figlio.
LUI Naturale.
CAMERIERE (timido) E' naturale che beva acqua minerale? Beve acqua naturale? O è naturale perché non è legittimo?
LUI Come?
CAMERIERE Voglio dire: suo figlio è naturale e beve acqua minerale? E' legittimo e beve acqua naturale? O è naturale e beve acqua minerale?
LUI (cupo) No. Mio figlio è minerale! E beve acqua legittima!
SIPARIO