venerdì 29 novembre 2019

ITALIANO 1^ . Epica. Iliade: Libro Primo - Invocazione e protasi


Omero

ILIADE
Traduzione di Vincenzo Monti

LIBRO I

Cantami, o Diva, del Pelìde Achille
l'ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco
generose travolse alme d'eroi,
e di cani e d'augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l'alto consiglio si adempìa), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de' prodi Atride e il divo Achille.
E qual de' numi inimicolli? Il figlio
di Latona e di Giove. Irato al Sire
destò quel Dio nel campo un feral morbo,
e la gente perìa: colpa d'Atride
che fece a Crise sacerdote oltraggio.
Degli Achivi era Crise alle veloci
prore venuto a riscattar la figlia
con molto prezzo. In man le bende avea,
e l'aureo scettro dell'arciero Apollo:
e agli Achei tutti supplicando, e in prima
ai due supremi condottieri Atridi:
O Atridi, ei disse, o coturnati Achei,
glimmortali del cielo abitatori
concedanvi espugnar la Priameia
cittade, e salvi al patrio suol tornarvi.
Deh mi sciogliete la diletta figlia,
ricevetene il prezzo, e il saettante
figlio di Giove rispettate. - Al prego
tutti acclamar: doversi il sacerdote
riverire, e accettar le ricche offerte.

ITALIANO 1^ - Antologia: la parafrasi




giovedì 28 novembre 2019

ITALIANO 1^ - Antologia: la Fiaba





LE FUNZIONI DI PROPP

In un libro famoso, Morfologia della fiaba, lo studioso russo Vladimir Propp ( 1895-1970 ) ha indagato in che cosa consiste la fiaba popolare. Egli ha individuato nelle cosiddette “funzioni” gli elementi costanti che si presentano nel testo secondo un determinato ordine (grosso modo il tipo di azioni e di avvenimenti che vi ricorrono); egli ha messo in luce che i personaggi delle fiabe sono innumerevoli e diversi, ma le azioni che essi compiono sono poche e si ripetono spesso.
Le conclusioni di Propp, che ha studiato solo le fiabe russe, sono valide anche per le fiabe degli altri paesi, perché è dimostrato che la sostanza di esse è uguale in tutte le civiltà e in tutte le epoche. Sostanzialmente Propp è giunto a formulare tre principi:

-          gli elementi costanti, stabili della fiaba sono le funzioni dei personaggi, indipendentemente dall’esecutore e dal modo dell’esecuzione;
-          il numero delle funzioni che compaiono nelle fiabe è limitato;
-          la successione delle funzioni è sempre identica.

Nel sistema di Propp le funzioni sono trentuno ed esse bastano, con le loro varianti ed articolazioni interne, a descrivere la forma delle fiabe:

1)      Allontanamento: un personaggio della fiaba si allontana da casa per un particolare motivo (guerra, affari, punizione, ecc.).
2)      Divieto: all’eroe viene proibito di fare qualcosa, gli viene imposto un divieto.
3)      Infrazione del divieto: l’eroe non rispetta la proibizione, trasgredisce il divieto che gli era stato imposto.
4)      Investigazione: l’antagonista cerca elementi utili per combattere l’eroe.
5)      Delazione: l’antagonista riceve da qualcuno informazioni che gli servono per danneggiare l’eroe.
6)       Tranello: l’antagonista cerca di ingannare la vittima per impossessarsi dei suoi beni o di lei stessa.
7)      Connivenza: la vittima si lascia convincere e cade nel tranello.
8)       Danneggiamento: l’antagonista riesce a recare danno a un familiare dell’eroe o ad un suo amico. Oppure mancanza: a uno dei familiari o degli amici manca qualcosa o viene desiderio di qualcosa.
9)      Maledizione:l’eroe viene incaricato di rimediare alla mancanza o al danneggiamento.
10)  Consenso dell’eroe: l’eroe accetta l’incarico.
11)  Partenza dell’eroe: l’eroe parte per compiere la sua missione.
12)   L’eroe messo alla prova dal donatore: deve superare prove e incarichi in cambio della promessa di un dono che lo aiuterà nell’impresa.
13)  Superamento delle prove ( reazione dell’eroe): l’eroe affronta le prove e le supera.
14)  Fornitura del mezzo magico: l’eroe si impadronisce del mezzo magico.
15)   Trasferimento dell’eroe: l’eroe giunge, o viene condotto, nel luogo in cui dovrà compiere l’impresa.
16)  Lotta tra eroe e antagonista: l’eroe si batte contro il suo avversario.
17)  L’eroe marchiato: all’eroe è imposto un segno particolare, cioè un marchio ( può trattarsi anche di un oggetto ).
18)  Vittoria sull’antagonista: l’antagonista è vinto.
19)   Rimozione della sciagura o mancanza iniziale: l’eroe raggiunge lo scopo per cui si era messo in viaggio.
20)  Ritorno dell’eroe: l’eroe torna nel luogo da cui era partito.
21)  Persecuzione dell’eroe: l’eroe viene perseguitato o inseguito.
22)   L’eroe si salva: l’eroe sopravvive alla persecuzione o all’inseguimento.
23)   L’eroe arriva in incognito a casa: l’eroe arriva al punto di partenza senza farsi riconoscere.
24)  Pretese del falso eroe: un antagonista ( falso eroe ) cerca di prendere il posto dell’eroe.
25)  All’eroe è imposto un compito difficile: all’eroe è imposta un’ulteriore prova di bravura.
26)   Esecuzione del compito: la prova viene superata.
27)  Riconoscimento dell’eroe: l’eroe viene finalmente riconosciuto.
28)   Smascheramento del falso eroe o dell’antagonista: gli impostori vengono riconosciuti.
29)   Trasformazione dell’eroe: l’eroe si trasforma, assume un nuovo aspetto ( da animale si trasforma in uomo, da brutto diventa bellissimo, ecc. ).
30)  Punizione dell’antagonista: l’antagonista riceve il giusto castigo.
31)   Lieto finale: l’eroe ottiene il meritato premio ( si sposa, ritrova i suoi cari, si libera da un incantesimo, ecc. ).


Naturalmente non in tutte le fiabe sono presenti tutte le funzioni: avvengono dei salti, delle sintesi, che però non contraddicono la linea generale. Una fiaba può anche cominciare con funzioni seguenti alla prima ma, se si tratta di favola antica, è difficile che non ne segua l’ordine e che faccia dei salti all’indietro per recuperare la funzione tralasciata.
Una funzione che ricorre spesso è lo “smascheramento del falso eroe”. Per esempio, nella versione di Cenerentola, che si trova nella raccolta dei Fratelli Grimm, le cattive sorellastre cercano con vari trucchi di far credere, a turno, che una di loro è la proprietaria della scarpetta smarrita. Il principe in un primo momento è tratto in inganno, ma poi le sorellastre vengono smascherate.
L’eroe della fiaba, il protagonista, è sempre un personaggio positivo; all’eroe si oppone un personaggio negativo, l’antagonista, che ostacola l’eroe, gli si contrappone ed è sempre cattivo.

mercoledì 27 novembre 2019

CITTADINANZA E COSTITUZIONE 5


LA COSTITUZIONE


Cos’è la Costituzione?

C’è chi la considera un documento politico adottato in un certo momento della Storia e posto a fondamento di una determinata organizzazione politica, e chi la ritiene un documento, di natura giuridica, normativo sovraordinato a tutte le altre fonti di produzione del diritto (insomma la regola giuridica fondamentale, composta a sua volta da diversi precetti normativi che si impongono come parametri di legittimità per tutte le altre fonti, ed in primo luogo per la legge).

Lo Stato

All’inizio della storia umana non esistevano gli Stati, bensì le SOCIETA’, ovvero gruppi umani sufficientemente organizzati, nei quali:

·        esisteva una o più autorità (è il potere di un individuo o di un’istituzione di stabilire obblighi o vincoli per raggiungere un certo obiettivo sociale) a cui si ubbidiva;
·        vi erano lavori diversi svolti da individui diversi (è ciò che si chiama specializzazione produttiva);
·        esistevano, di conseguenza, ruoli sociali diversi, alcuni più prestigiosi, altri meno (è la cosiddetta gerarchia sociale).
Solo dopo che una società si era formata su questi presupposti poteva nascere uno Stato, ossia una struttura politica articolata, con una autonomia estesa su un preciso territorio e sulla sua popolazione.
Il passaggio dalla società allo Stato di solito si verifica allorché nascono conflitti all’interno di una società. Queste contese possono generare violenze e minacciare l’esistenza stessa della società. Coloro che ne fanno parte capiscono che, per risolvere in modo costruttivo le questioni, è utile riconoscere una autorità superiore in grado di:

·        stabilire le leggi;
·        applicare le leggi;
·        fare rispettare le leggi da tutti i cittadini, anche con l’uso della forza.

martedì 19 novembre 2019

ITALIANO 1^ - Epica. L'epica classica
















ITALIANO 1^ - Antologia. Il riassunto


IL RIASSUNTO

Fare un riassunto significa riprodurre il contenuto di un testo nella forma più breve, chiara e precisa possibile, mettendo in risalto le informazioni principali.

Un riassunto non si fa ripetendo meccanicamente le parole del testo originario. Questo non è riassumere ma copiare. Riassumere significa produrre un testo nuovo che, pur nella sua brevità, conservi le informazioni principali del testo di partenza.



Regole operative

  1. Leggere attentamente il testo, per coglierne il senso generale, il tema di fondo, il messaggio, lo scopo…
  2. Individuare i capoversi e numerarli progressivamente
  3. Sottolineare, nei singoli capoversi, le frasi chiave, quelle che esprimono i concetti principali, tralasciando gli elementi secondari. L’idea centrale di ciascun capoverso va poi sintetizzata in una sola frase, da trascrivere a lato del testo.
  4. Suddividere il testo in sequenze, per capire meglio la successione dei fatti. Le sequenze sono le parti logiche in cui può essere suddiviso il testo. Ogni “parte” deve avere una unità di contenuto, deve cioè sviluppare lo stesso punto del discorso o rispondere alla stessa domanda (Chi? Che cosa? Dove? Come? Quando? Perché?)
  1. Scrivere il riassunto, costruendo dei periodi che esprimano in modo generale e con meno parole le informazioni essenziali contenute in ogni sequenza.
            Per fare ciò bisogna:
*      Evitare per quanto possibile l’uso del dialogo e del discorso diretto;
*      Riferire i fatti in modo oggettivo, senza intervenire con concetti o giudizi personali;
*      Usare, per quanto possibile, la terza persona (ad es.: L’autore afferma…; il protagonista racconta o dice o spera, che…;
*      Usare un solo tempo verbale (presente, passato, imperfetto, etc.) come base di tutto il riassunto.
6.   Controllare che il riassunto sia corretto e fedele al testo originario.

mercoledì 13 novembre 2019

CITTADINANZA E COSTITUZIONE 4


E’ democratica perché tutte le sue parti sono ispirate a principi di democrazia.

E’ popolare perché l’Assemblea Costituente che l’ha scritta è stata scelta dal popolo.

E’ frutto di un accordo perché è nata dopo lunghe discussioni, alla ricerca di una mediazione fra le diverse posizioni.

E’ estesa perché non si limita a indicare come è organizzato lo Stato, ma afferma gli ideali (di libertà, giustizia, uguaglianza sociale) che devono ispirare la sua azione e i suoi rapporti con i cittadini.

E’ rigida perché, pur non essendo chiusa al nuovo, ma, anzi “profetica”, nessuna legge ordinaria può modificarla; per cambiarla occorre seguire una complessa procedura di revisione.

martedì 12 novembre 2019

ITALIANO 1^ - Antologia: il testo narrativo


ITALIANO 1^ - Grammatica. Storia della lingua Italiana: dal latino alle prime testimonianze della trasformazione della lingua

STORIA DELLA LINGUA ITALIANA
Per poter parlare di storia della lingua italiana bisogna fare un grande salto indietro nel tempo per arrivare a quella che viene considerata la radice comune di tutte le lingue europee, e non solo. Per molto tempo si è sostenuto che la lingua da cui sono nate le altre del “mondo occidentale” sia stato l’indoeuropeo: ma già il nome di queste lingue,nella sua genericità, è indice di incertezza e imprecisione.
In effetti questa imprecisione ha portato gli studiosi a cercare di definire con più accuratezza le origini delle parlate che troviamo nel continente Eurasiatico.
La zona di origine è stata così individuata nel territorio della Mesopotamia e il popolo che diede vita alla lingua-madre negli Accadi, che abitarono dopo averla conquistata,quella regione nel III millennio A.C.
Tracce e residui della loro lingua si trovano ancora oggi nelle parlate di luoghi e popoli che sono tra loro lontanissimi e che furono privi di contatti reciproci documentati per millenni:nella lingua degli Inuit (Eschimesi) così come in quella degli Islandesi, nella lingua Russa come in quella Giapponese, nella lingua Indiana come in quella Inglese, nel Russo come in quello Spagnolo.
E’ per questi motivi che si può parlare di una lingua Indoeuropea, solo se si accetta che tale lingua non è quella di un unico popolo ma che i suoi elementi costituiscono patrimonio comune di moltissimi popoli.
Questa lingua Accadica nei secoli, “contaminandosi” con le culture locali, si andò via via trasformando, assumendo in ogni regione caratteristiche che resero ogni parlata autonoma e indipendente da un’altra, pur nata dalla stessa radice.
Si ebbero in questo modo le principali lingue asiatiche ed europee, dal sannito al finnico al greco,  alle lingue slave e germaniche, al magiaro, all’etrusco e, quindi, al latino.  

DAL LATINO AL VOLGARE ITALIANO
Dall’unione delle lingue italiche (Osco, Umbro, Sabino, etc.), alcune delle quali molto primitive soprattutto nella scrittura, dell’Etrusco (di origine incerta ma, con tutta probabilità, orientale) e, in misura preponderante, del Greco, nacque la lingua Latina.
In seguito la lingua Latina si sviluppò mantenendo sempre la differenza tra lingua parlata e lingua scritta; si mantenne anche una grande differenza tra il “classico” usato dalle classi alte e/o colte, il latino volgare, usato dal popolo, e il cosiddetto Sermo Familiaris, cioè la lingua parlata nell’intimità della casa, nei colloqui familiari.
Con la fine dell’impero romano sembrò finire anche la lingua latina quale strumento comune a tutti i popoli che Roma aveva conquistato. In effetti la lingua latina non sparì ma si modificò, ricevendo i contributi delle diverse parlate che si usavano all’interno del vasto territorio dell’impero. Entrarono così a far parte del latino parole, forme ed espressioni nuove, sempre più avvicinando la lingua ufficiale a quella da tutti parlata.
Questa modalità di trasformazione diede vita alle lingue volgari, cioè parlate dal popolo, assai differenti dal latino ufficiale. Il latino rimase usato quasi esclusivamente negli atti ufficiali (leggi, decreti…etc.) e nella pratica liturgica della Chiesa. Ma, pur restando la lingua della cultura “alta”, il latino medievale mostra, nei documenti scritti, attraverso la sempre più frequente comparsa di “errori”e innovazioni, l’inserimento di nuovi usi della lingua, anche se chi scrive è ancora convinto di usare il latino.
L’esempio più classico di ciò è l’indovinello veronese che è il seguente: Se pareba boves, alba pratalia araba et albo versorio teneba, et semen nigro seminaba = mandava avanti i buoi, arava bianchi prati, e teneva un bianco versoio, e seminava un nero seme; fu ritrovato in un codice della biblioteca capitolare di Verona e risale ai primi anni del secolo IX o agli ultimi anni dell’VIII. Non si può stabilire con certezza se si tratti di un latino in cui involontariamente affiorano elementi volgari, o se si tratti di una scelta volontaria. 

mercoledì 6 novembre 2019

CITTADINANZA E COSTITUZIONE 3


La Costituzione della Repubblica Italiana rappresenta la sintesi dei più importanti indirizzi politici, morali e sociali che si sono affermati in Italia nel corso dell’ 800 e della prima metà del ‘900: democratico, liberale, cattolico, socialista.
Secondo il pensiero democratico, la Costituzione afferma innanzitutto l’uguaglianza dei cittadini e assegna il potere supremo a tutto il popolo, che lo esercita per mezzo dei suoi rappresentanti.
In base ai principi liberali, la Costituzione garantisce i diritti inviolabili dell’individuo (cioè quelli che appartengono all’uomo in quanto tale), come il diritto alla vita, alla libertà personale e a manifestare liberamente il proprio pensiero.
In linea con gli ideali cattolici, la Costituzione afferma il dovere che ha ogni cittadino di essere solidale con il prossimo.
Infine, la Costituzione accoglie l’aspirazione socialista a una politica che impegni lo Stato a riconoscere a tutti i cittadini una serie di diritti (al lavoro, alla salute, all’istruzione, all’assistenza, alla casa,…) e a rimuovere gli ostacoli che impediscono all’individuo di usufruirne. Così, ad esempio, se il cittadino, anche il più povero, ha diritto alla salute, lo Stato deve organizzare un sistema sanitario (medici, ospedali, etc.) che renda effettivo questo diritto.