venerdì 6 dicembre 2019

ITALIANO 1^ - Grammatica. Storia della lingua Italiana: dal PLACITO CAPUANO ai primi svilupi del volgare italiano


Per avere la certezza che chi scrive usa coscientemente e volontariamente il volgare, considerandolo chiaramente diverso e distinto dal latino, bisogna arrivare al 960, al PLACITO CAPUANO. Nel documento (un atto giudiziario) fu inserita, all’interno del testo latino, una frase pronunciata da un testimone che usava una parlata campana: Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti. Nonostante la presenza di alcuni resti di latino (quasi automatici per chi scrive), il contrasto tra il latino ufficiale del resto del documento e la frase volgare del testimone mostra, oltre ogni dubbio, la coscienza che latino e volgare erano ormai due lingue distinte. Il Placito Capuano è considerato l’atto di nascita ufficiale (perché contenuto in un documento ufficiale e perché è marcata la distinzione tra latino e volgare) del volgare italiano o, più semplicemente, dell’italiano; sarebbe più esatto parlare di un volgare italiano; è chiaro che questo documento non è l’inizio di qualche cosa ma semplicemente testimonia qualcosa che sta avvenendo da tempo, ne prende atto, e lo “formalizza”.
Ci volle ancora del tempo, però, perché il volgare si facesse strada anche nella letteratura, pur essendoci numerose e consapevoli testimonianze dell’uso del volgare anche in altri documenti ufficiali o semi-ufficiali e/o letterari.  
In questa situazione, anche se vi era una molteplicità di variazioni locali del volgare (da non confondersi con quelli che noi chiamiamo dialetti), comincia ad affermarsi sugli altri il volgare toscano.